martedì 28 giugno 2011

Il diario di Iole 2

Per milioni di persone in India è la normalità. Poi, però, tra le palme, le risaie, l’immondizia che brucia, c’è la Casa del Sorriso, e dei bambini meravigliosi, cui la vita ha tolto ma ha anche dato molto, che mangiano tre volte al giorno, che vanno a scuola tutti i giorni. Questo progetto del Cesvi va avanti.
Se non si va avanti non si rimane fermi…….ma si va indietro. Alla vocina dei primi giorni che mi diceva che certe condizioni non cambiano se ne affianca un’altra. Quella di utilizzare ogni istante per sostenere la propria vita e quella degli altri e di creare valore in ogni istante. Che proprio dove il terreno sembra più arido nascono dei fiori meravigliosi. Santhey di 8 anni che impara tre parole di inglese è quel fiore. Questo campo dà sempre una risposta all’impegno profuso.
Si può essere volontari in Italia o in India, non c’è alcuna differenza. I bambini di Chennai ci chiedono solo una cosa, per noi difficile: di pensare a loro, di distogliere lo sguardo dalle nostre vicende personali e spingerlo un po’ più in là. Grazie a questo sforzo che diventa azione, Santhey frequenterà il college.
Vengo da un paese di mare, il mare mi scorre dentro e molte volte questo elemento mi aiuta a descrivere meglio quello che mi succede. Vedo la vita come una grande distesa d’acqua, in cui cerco di imparare a stare a galla e nuotare; a volte vado sott’acqua ma poi ho paura e risalgo in superfice, mi aggrappo agli scogli. Mi piacciono le onde e il mare burrascoso che ti dice che sei viva perchè potresti morire.
La mia esperienza in India l’ho vista come un’onda lunga, che si forma a largo dove nessuno può vederla, che si rompe dolcemente e armoniosamente, per poi lentamente arrivare a riva, bagnare la battigia, farla diventare dura, liscia, pulita, continuare ad avanzare e andare oltre. Sono le onde lunghe le più pericolose, perchè ci mettono tempo a formarsi, ma sono più decise. I cambiamenti, quelli profondi, partono sempre da molto lontano, anche se noi a volte facciamo finta di scordarcene, maturano a largo, lontano dalle altre cose, quelle che ci assorbono. Io sono sulla riva, ho provato a mettermi un po’ distante……. ma per fortuna non ce l’ho fatta a non bagnarmi.
Sono tornata a casa vicino al mare. Sento i ragazzi e seguo quello che fanno. Sostengo il Cesvi che ha fatto di un sogno una realtà.

mercoledì 15 giugno 2011

Il diario di Iole

Partenza per Chennai( Madras) destinazione Casa del Sorriso costruita dal CESVI a 17 km dalla capitale.
I bambini di Chennai……
Joyson, Santhey, Jabrin, Maha, Raja, Santhos e gli altri bambini della Casa del Sorriso di Madras sono meravigliosi e aver avuto l’opportunità di trascorrere 40 giorni con loro è stata l’esperienza più intensa della mia vita. C’è tanto degrado e povertà in questo stato dell’India, ma anche tanta voglia di migliorare da parte della ong locale sostenuta dal Cesvi.
Mi sono commossa spesso al mio arrivo, vedendo questi bambini che si lavano i panni, che puliscono la casa nel loro giorno festivo, che incontrano i parenti solo poche volte l’anno, che si aiutano tra loro, che ringraziano per tutto quello che gli viene donato, che non si avventano sul cibo ma al contrario ne hanno grande rispetto, che piangono con grande compostezza, che sono capaci di chiederti la stessa cosa per infinite volte per giorni e giorni, che sono tenaci, che si tengono per mano e si danno calore, che si abbracciano mentre vedono la tv, che soffrono quando uno di loro soffre, che hanno paura del buio ma adorano giocare a nascondino “al buio”, che impazziscono per i palloncini gonfiabili e per i dolci, che devono finire quello che hanno nel piatto perché con il cibo non si scherza, che giocano contenti a cricket nello spazio all’aperto della casa, che non hanno voglia di fare i compiti e fanno finta di studiare, che si scatenano nel ballo e impazziscono per i film di fantascienza, che sono felici e incuriositi dalla presenza dei volontari del Cesvi.
Poi c’è la strada….e gli occhi rossi di polvere, terra e dannazione di chi non ha la possibilità di cambiare la propria condizione, di bambini che giocano nell’immondizia con pochi panni sudici indosso. Cosa vuol dire lavorare tantissimo per poter mangiare un pugno di riso e solo quello per tutta la vita?